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Un mese fa è iniziato tutto.
Ti licenzi, scappi da una situazione insostenibile e ti ritrovi a fare il lavoro dei sogni in una città che hai sempre chiamato Casa.
Le tue giornate sono scandite così:
– 7.30-8 colazione e cicera con la tua coinquilina
– 9-18 ufficio
– 18-00 il tutto può essere perché vivi a Londra
– 00-07 nei week end anche i club qui sono diversi, musica pazzesca e ti scappa un Onaniss qua è là.
Qualsiasi cosa ha un odore e un sapore diverso, cammini e sorridi.
Per strada ti fermano e ti chiedono se sei russa, ti fanno i complimenti per la pelliccia e il cappello (Ainea e Woolandthegang) e poi ti lasciano andare perché realizzano che non sei una escort, per cui non fai il caso loro.
La domanda dall’Italia è già arrivata petulante ed insistente: ti sei fidanzata?
Ho appena aperto un conto in banca, credo che per un uomo ci sia tempo … O no?
Ed ecco che il tuo sogno diventa realtà.
Da piccola eri fan sfegatata di Peter Pan, il cartone must see della Diseny.
Poi sei passata ad innamoratati di quegli uomini che non vogliono diventare grandi e preferiscono la “tutina verde” agli “sbatti” degli adulti.
Tutti dicono che non sei paziente, vero o non vero, hai resistito per due anni e mezzo senza batter ciglio. Poi? Sei un Leone di segno zodiacale: hai ringhiato così forte che per sopravvivere hai dovuto cambiare savana.
La tua amata città ti chiama, ti scrive mail ti aggiunge sui social media.
Che fai?
Copi ed incolli la lettera delle dimissioni trovata su internet e ti licenzi. Elisabetta insegna a dire I quit: è inequivocabilmente geniale. Un verbo che chiarifica ogni dubbio: me ne vado per mia decisione, non per quella di un’altro.
Ora in ordine devi:
1 – Trovare casa a Londra … Se conoscete qualcuno, vi prego di scriverci.
2 – Aprire un conto in banca. Sai già quale perché i tuoi amici italiani hanno solo quello. Tu ami il bancomat azzurro puffo, sei molto tentata affiderai la scelta alla vicinanza banca-ufficio.
3 – Ottenere un NIN, ovvero quella serie di numeri che ti abilita a lavorare in Uk, ma hai le risorse umane del nuovo posto a disposizione e un contratto firmato, sembra fattibile.
Il vero problema?
Le valige.
Come da consuetudine ogni estate ho un appuntamento fisso: le chiamate su skype con il Brasile.
La mia Cristina Yang è a Trancoso, splendida località per vacanze brasiliane recensite su tutti i Vogue del mondo.
La domanda di quest’anno bizzarro per entrambe è:
Come facciamo a rivedere i ragazzi con cui passiamo delle fantastiche e insolite 12 ore?
Il telefono squilla il giorno dopo e quello dopo ancora, ma anziché la sua birra in frigorifero vorremmo lui, come si fa?
Onestamente a questa domanda non ho risposta. Se ne fossi fornita sarei, data l’età effettiva e non quella che dimostro, sposata con splendidi figli e bassotti in giro per casa.
La mia amica sbanda un secondo e non capisce come mai io non possa aiutarla questa volta, per farmi perdonare le regalo una mia perla con influenza britannica:
“non si è mai patetiche se si è concise e dirette”.
Lei sorride, ringrazia e mi manda un bacio.
Londra si sta riempiendo pian piano dei suoi normali abitanti, le finestre si illuminano, le case si popolano e le vite s’ intrecciano.
Dal mio ottavo piano osservo con discrezione, si ha una prospettiva diversa. Mi piace credere che sia quella descritta dal professor Keating nell’attimo fuggente: “I stand upon my desk to remind myself that we must constantly look at things in a different way.”
Prima di uscire a cena guardo nel mio mini e compatto frigorifero: non ho nulla, se non una bottiglia di birra ghiacciata.
Non la bevo, non è mia, mi berrò un bicchiere di vino aspettando il proprietario.
Ed eccomi qui: nella mia più che amata Londra.
La responsabile dell’equipaggio del mio volo easy jet si chiamava Gala … Che sia quella di freed from desire? La ricordava molto, la voce meno ma magari si è modificata con il passare del tempo. Non ci faccio troppo caso non poteva, del resto, iniziare diversamente il distacco da Milano: ordino tea verde e sfoglio una rivista di rito.
Sono solo due giorni in territorio inglese e già attraverso la strada come sola una vera britannica sa fare, mi merito un brilliant da parte di Elisabetta.
Qui c’è il sole, ma non ci si nega un abbraccio di una felpa o di una giacchetta di jeans. Durante i miei svariati spostamenti mattutini e serali, non vi nascondo, che una sciarpa la indosserei volentieri. E’ qui con me, aspetto solo l’occasione adatta e mi ci avvolgo.
La temperatura è perfetta per staccare il cervello, ma non whats app: ho, infatti, un numero inglese per tampinare gli affetti che ho preventivamente selezionato prima di partire. Due li ho al polso, uno come salva schermo su un “so” vintage I phone 3s e tutti gli altri sono memorizzati all’interno del telefono. Un po’ mi manca:
chi sa che torno solo per un motivo più grosso di me ed è felice.
chi mi esorta a rimanere qui nonostante tutto.
chi temeva mi potessi dimenticare di lui, ma gli è bastato curiosare tra i miei braccialetti, in continuo aumento, per ricredersi subito.
Perché sono tornata a Londra? Per innamorarmi.
Perché nessuno mi farà smettere di ripetere al mondo, anche in inglese se serve, che ci si può perdere per qualcuno anche se abbiamo i navigatori tra i denti. Può essere una vecchia conoscenza, una nuova o una parzialmente, ma addomesticata a dovere.
Per caso, dopo un anno devastante, incontri una persona che si comporta come nelle migliori pellicole hollywoodiane. Tu che fai? Scappi e interpelli tutti i tuoi amici sperando che ti confortino dicendo: “ si si, sta correndo troppo”.
Arriva il mio turno e su whats app ti scrivo: “nei film funziona così, arriviamo ai titoli di coda prima di recensirlo in modo avventato?”
Io, nel mentre, mi infilo un paio di Nike e me ne vado in giro per la mia King’s Road a sorridere: qui lo fanno tutti.
Londra fa sempre bene:
– Ti chiedono informazioni stradali di dove siano le vie.
– Ti scambiano per inglese.
– Ti fanno i complimenti per il tuo style e ti propongono di lavorare part time.
A est london tutti sorridono anche sotto “casate” d’acqua e ti chiedi perché nella tua città non sia così: anche con il sole la gente si lamenta. Purtroppo non dipende da te e pensi già al tuo prossimo imminente viaggio nel regno unito.
Il tuo vicino di posto è un tipo schivo, parla una lingua molto dura credi che sia turco.
La tua fase zen ti sprona a chiedere: “da dove vieni?” La risposta secca è Albania decidi, così, di troncare i futuri scambi di parole lungo la rotta Gatwick – Malpensa.
Saggia decisione: il timido ragazzo ha due poliziotti che lo attendono, niente bus per lui, ma una volante delle forze dell’ordine.
A Milano ricevi un messaggio: Mercoledì sei a cena da me.
Che la normalità ti spaventi? È indubbio.
Foto: Le21ème