You are currently browsing the category archive for the ‘Le perle di Pentagonne’ category.
Il principio del piacere di José Emilio Pacheco
L’artiglio
Padre, le cose che avrà sentito nel confessionale e qui in sacrestia… Lei è giovane, è un uomo. Non le sarà facile capirmi. Non sa quanto mi dispiace rubarle del tempo con i miei problemi, ma con chi posso confidarmi se non con lei? Davvero non so come iniziare. Gioire delle disgrazie altrui è peccato. Lo commettiamo tutti, vero? Pensi a quando c’è un incidente, un delitto, un incendio. Che gioia provano gli altri perché non è toccata a loro almeno una fra le tante disgrazie di questo mondo.
Padre, che vergogna, se sapesse, questa cosa non ho mai osato raccontarla a nessuno, nemmeno a lei. Vede, io e Rosalba siamo nate in due palazzi della stessa strada, a soli tre mesi di distanza. Da quando siamo entrate nella scuola materna, Rosalba è stata la più bella, la più spiritosa, la più intelligente. Era simpatica a tutti, gentile con tutti.
Ah, padre, perché le cose sono distribuite così male? Perché a Rosalba sono toccate tutte le cose buone e a me solo le cattive? Brutta, grassa, ignorante, antipatica, volgare, monella, con un pessimo carattere. Insomma…
Che ingiustizia, non trova? Nessuno si sceglie la faccia che ha. Se una nasce brutta fuori, la gente fa in modo che diventi orribile anche dentro. A 15 anni, padre, ero già amareggiata. Odiavo la mia migliore amica e non potevo esprimere il mio odio perché lei era sempre buona, gentile e affettuosa con me.
Sono passati gli anni, quando una sera, mentre aspettavo il tram sotto la pioggia, l’ho intravista nella sua grande Cadillac, con l’autista in uniforme e tutto quanto. L’auto si è fermata ad un semaforo. Rosalba mi ha riconosciuto in mezzo alla gente e si è offerta di accompagnarmi.
Malgrado tutto il tempo passato, si curava molto ed era rimasta la stessa: il viso fresco da ragazza, il fisico snello, gli occhi verdi, i capelli castani, la dentatura perfetta…
Io so cosa significhi stare all’inferno, padre. Tuttavia, non c’è scadenza che non arrivi né debito che non venga pagato. Quell’incontro a Santa Maria deve essere avvenuto nel 1946. Quindi ho aspettato un quarto di secolo. E finalmente, padre, questa mattina l’ho vista all’angolo del corso. Prima da lontano, poi da molto vicino. Lei non può immaginare, padre: quel corpo meraviglioso, quel viso, quelle gambe, quegli occhi, quei capelli, sono andati perduti per sempre in un barile di grasso, borse sotto gli occhi, macchie della pelle, rughe, doppi menti, vene varicose, capelli bianchi…
Mi sono affrettata a baciarla ed abbracciarla. Quello che ci aveva separato non c’era più. Il passato non aveva più importanza. Non saremmo più state la brutta e la bella. Ora io e Rosalba siamo uguali. Ora la vecchiaia ci ha rese uguali.
(testo rivisto da Pentagonne e lo potete trovare qui http://www.edizionisur.it/catalogo/sur/il-principio-del-piacere/ )
PS in realtà questo brano non va interamente bene per San Valentino, ma vi consigliamo di leggerlo dopo la lettura del primo racconto dove un adolescente sperimenta il primo amore e la prima delusione. Oh i cuori di San Valentino così complessi. Si può dire che è la festa delle relazioni, o almeno così mi hanno insegnato a celebrare negli States. Gli affetti più cari, può andar bene come definizione? ; – )
Grazie Le mille luci di New York :*
Un mese fa è iniziato tutto.
Ti licenzi, scappi da una situazione insostenibile e ti ritrovi a fare il lavoro dei sogni in una città che hai sempre chiamato Casa.
Le tue giornate sono scandite così:
– 7.30-8 colazione e cicera con la tua coinquilina
– 9-18 ufficio
– 18-00 il tutto può essere perché vivi a Londra
– 00-07 nei week end anche i club qui sono diversi, musica pazzesca e ti scappa un Onaniss qua è là.
Qualsiasi cosa ha un odore e un sapore diverso, cammini e sorridi.
Per strada ti fermano e ti chiedono se sei russa, ti fanno i complimenti per la pelliccia e il cappello (Ainea e Woolandthegang) e poi ti lasciano andare perché realizzano che non sei una escort, per cui non fai il caso loro.
La domanda dall’Italia è già arrivata petulante ed insistente: ti sei fidanzata?
Ho appena aperto un conto in banca, credo che per un uomo ci sia tempo … O no?
Ed ecco che il tuo sogno diventa realtà.
Da piccola eri fan sfegatata di Peter Pan, il cartone must see della Diseny.
Poi sei passata ad innamoratati di quegli uomini che non vogliono diventare grandi e preferiscono la “tutina verde” agli “sbatti” degli adulti.
Tutti dicono che non sei paziente, vero o non vero, hai resistito per due anni e mezzo senza batter ciglio. Poi? Sei un Leone di segno zodiacale: hai ringhiato così forte che per sopravvivere hai dovuto cambiare savana.
La tua amata città ti chiama, ti scrive mail ti aggiunge sui social media.
Che fai?
Copi ed incolli la lettera delle dimissioni trovata su internet e ti licenzi. Elisabetta insegna a dire I quit: è inequivocabilmente geniale. Un verbo che chiarifica ogni dubbio: me ne vado per mia decisione, non per quella di un’altro.
Ora in ordine devi:
1 – Trovare casa a Londra … Se conoscete qualcuno, vi prego di scriverci.
2 – Aprire un conto in banca. Sai già quale perché i tuoi amici italiani hanno solo quello. Tu ami il bancomat azzurro puffo, sei molto tentata affiderai la scelta alla vicinanza banca-ufficio.
3 – Ottenere un NIN, ovvero quella serie di numeri che ti abilita a lavorare in Uk, ma hai le risorse umane del nuovo posto a disposizione e un contratto firmato, sembra fattibile.
Il vero problema?
Le valige.